“Al mio arrivo in maison Cartier – scrive Mathilde Laurent, Naso Parfumeur – rimasi colpita dalla frase che la Principessa Bibesco rivolse a Jeanne Toussaint: “Chi è Lei? Colei che profuma diamanti!“.
Quando mi sono ritrovata a lavorare sul tema del diamante, questa è diventata un’ossessione. Per me, che venivo dall’universo del profumo e della sua storia religiosa e artistica, questa citazione esprimeva l’idea che Cartier riusciva a far vivere i diamanti, poiché molto spesso in tali settori il profumo incarna la materia vivente.
Ed è proprio sublimando i diamanti che Cartier infonde in loro la vita, facendo entrare la luce e creando con essa quella danza straordinaria che tanto ci emoziona. Cosi, è maturato in me il desiderio di creare un profumo che risplendesse di luce, proprio come un diamante. E al tempo stesso, l’idea di applicare a una fragranza il medesimo fenomeno ottico che caratterizza il diamante: la diffrazione cromatica.
Ho scelto quindi sette fiori freschi che, insieme, potessero dar vita a un fiore nuovo, astratto ma vivo, come la luce adamantina. CARAT è per me un’ode alla luce, declamata attraverso le note di un profumo. Sono orgogliosa di offrirvi la mia visione della luce nella forma di un profumo e, attraverso l’emozione olfattiva che esso trasmette, di riuscire a far risplendere tutti quelli che lo indosseranno, come fa Carrier grazie ai gioielli”.
La prima volta che Cartier fa un profumo riferito a una pietra? “Sì”, continua la sua creatrice Mathilde Laurent, “mi sono sempre rifiutata. Una pietra preziosa che richiama un sentore non mi piace, non ha senso. Carat – che si ispira al diamante e doveva raccontarne l’unicità – è stato una bella sfida. Quando ho cominciato a lavorare sul diamante, non sapevo da che parte iniziare, era molto complicato trovare qualcosa di interessante che potesse esprimerlo in termini olfattivi. Qualcosa insomma di “parfumistico” (un neologismo che ho inventato), cioè che nasce dall’essenza di un profumo. Si possono fare delle buone fragranze, che però olfattivamente parlando, non esistono. Tanti brand lo hanno già fatto. Noi lavoriamo in modo diverso seguendo cioè delle regole precise che spieghino, che possano raccontare perché e come nasce un profumo”.
I riflessi di un romanzo, un tocco di gran classe in quelle righe che intonano, a tanta suggestione, il canto di battesimo di Carat. C’è Marthe Lucile Bibesco, lo scrivere, il potere, la ricchezza, lo stile, l’orgoglio della Principessa; c’è Jeanne, la mitica Jeanne Toussaint, amore appassionato, infinito di Louis Cartier; e c’è, sottintesa, la Panthère che nell’ottica sublime della collezione “Animalier”, simboleggia la… svolta della Maison nel 1918, genio, cesello, di Jeanne, che Louis nomina direttrice di un’Alta Gioielleria, luce del futuro Cartier.
Ecco: la luce. Che nella meravigliosa creatività di Mathilde, assurge ad una vera enfasi Cartier, sublimata da questo Carat per le sue note a stessa… diffrazione cromatica del diamante. Poesia, immaginifico? Se c’è Cartier, se c’è lei, Mathilde Laurent, tutto può essere. Così come questo profumo che quasi per incanto unisce i sette riverberi della luce nel suo jus: violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancio, rosso, le sfumature di ogni fiore, una vera miriade di sfaccettature in una magica Eau de Parfum a declinazione olfattiva.
Carat come un sogno, come una declinazione olfattiva a scintillio di un fiore. “Un fiore di puro piacere – assicura Mathilde. Molecole di gioiosa vitalità ricche di energia cristallina. Un gioiello invisibile, un profumo concepito per far palpitare il cuore”. In quel contenitore in quel flacone che ha i riflessi splendenti del diamante.
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